venerdì 27 giugno 2014

outdoor ideas..the importance of being Spyderman

L’Uomo Ragno alias tornare bambini


È possibile che il vedere l’Uomo Ragno camminare su una parete a quattro palme ci faccia ritrovare degli automatismi motori di quando eravamo un feto? Oppure che una sensibilità sovrumana, che per il personaggio di Spyderman è detta “senso di ragno”, ci richiami un tipo di sensibilità intrauterina? O che un filo di ragnatela diventi filo conduttore per farci rivivere delle esperienze prenatali? Oggi, alla luce delle mie esperienze, credo proprio di sì.

Pochi personaggi, che la fantasia ha fatto nascere con le vesti di super eroi, hanno un grande impatto emotivo sui bambini e sui ragazzi quanto l’Uomo Ragno. Un impatto simile è possibile solo quando l’eroe protagonista ha delle caratteristiche, qualità e capacità, nelle quali lo spettatore si possa in un qualche modo identificare, rivivendo emozioni profonde alle quali poter dare corpo, espressione e con le quali interagire.

Da tempo ormai gli studi sulla vita prenatale hanno sondato gli aspetti psicologici di questa importante fase della vita di ogni essere umano. Mirabili sono le ricerche condotte dal Dott. Ludwig Janus sulle connessioni tra la pittura e le emozioni della vita prenatale. E’ evidente che, se l’inconscio è in grado di dirigere il pennello dell’artista, allo stesso modo può guidare l’ideazione di un personaggio dei fumetti.

Uno dei personaggi più chiari da rileggere dal punto di vista di queste considerazioni è sicuramente quello dell’Uomo Ragno. Quasi tutti i suoi “poteri” hanno, nelle pieghe della nostra memoria più sedimentata, una corrispondenza con una realtà vissuta e sperimentata. Proviamo a scorrere insieme le sue caratteristiche principali.

La capacità di camminare facilmente sulle pareti sia con i piedi sia con le mani. Quando un bambino, in uno stato di incanto e stupore, vede l’Uomo Ragno muoversi agilmente su qualsiasi tipo di parete utilizzando indifferentemente le quattro palme, “sente” che anche lui è capace, o meglio, è stato capace di fare altrettanto. Quando? Quando era nell’utero di sua madre e gli era molto facile camminare lungo le pareti intrauterine. Oppure, proprio come vede fare all’Uomo Ragno, quando anch’egli sapeva saltare da una parete all’altra.

La capacità di produrre e utilizzare la ragnatela, sia per gli spostamenti, sia in altri modi. Che dire poi della ragnatela, utilizzata dall’Uomo Ragno soprattutto come mezzo per spostarsi più agilmente da una parete all’altra? In essa un bambino non potrebbe ritrovare le sensazioni che provava quando per lui il cordone ombelicale diventava uno strumento al quale aggrapparsi sentendosi ancora più leggero all’interno dell’utero ed anche come un aiuto per spostarsi o cambiare posizione? Altri personaggi dei fumetti sono in grado di riattivare questa memoria profonda. Potrei, ad esempio, citare Tarzan che, utilizzando le liane per spostarsi da un albero all’altro, fa maggiormente risaltare l’interpretazione liana-cordone ombelicale e albero-placenta. Tarzan vive in una Madre Foresta che non gli fa mai mancare una liana per ogni suo balzo. Anche Dare Devil è un personaggio dotato di uno strumento di spostamento simile alle liane per muoversi tra i grattacieli.

Il senso di ragno. Trattando questo ulteriore aspetto entriamo in un campo particolarmente affascinante. Per chi non lo sapesse il “senso di ragno” è, per Spyderman, la capacità di avvertire un pericolo, o sentire che si sta avvicinando all’oggetto delle sue ricerche quando ancora la vista, in primis, e gli altri quattro sensi non possono dargli alcuna informazione. E’ un po’ come una capacità paranormale. Ma come possiamo mettere tutto ciò in relazione con la nostra vita prenatale? Com’è possibile avere già sperimentato qualcosa di simile?

Gli studi sul prenatale portano, oltre che a ipotizzare, anche a ritenere che le connessioni e interazioni sul piano mentale tra la madre ed il bambino intrauterino, si situino anche a livello di fusione tra intere porzioni d’inconscio dell’una con quelle dell’altro; ossia la madre porge al bambino una propria mappa che lo aiuta a strutturare il suo inconscio, coaudiuvandolo nell’elaborazione di emozioni e protopensieri. Quindi il bambino è nella condizione privilegiata di percepire ed elaborare emozioni e pensieri, che non gli giungono unicamente dall’esperienza dei suoi cinque sensi, ma gli arrivano anche da una pre-elaborazione psichica della madre e costruiscono in lui una sensibilità speciale, che potremmo definire paranormale. Quasi come se anch’egli fosse dotato di una sorta di “senso di ragno” che lo pone in grado di percepire l’ambiente circostante, senza gli occhi fisici e, come per l’Uomo Ragno, indifferentemente di fronte a sé o alle proprie spalle.

I due personaggi citati a corollario ci aiutano a rafforzare queste ipotesi. Anche Tarzan è dotato di una facoltà extrasensoriale: possiede la capacità-sensibilità di parlare con gli animali. Dare Devil è addirittura cieco. Tuttavia la perdita della vista quando era ancora ragazzo, per motivi che ora non è il caso di spiegare, si è trasformata in un radar interno che gli fa percepire gli oggetti attorno a lui meglio di quanto potrebbero fare due occhi sani.

Anche il bambino prenatale non è in grado di vedere il mondo esterno al pancione con i propri occhi fisici, però è in grado di percepirlo attraverso la madre e le sue emozioni, quasi come lei fosse un radar. Quindi in Dare Devil è intuibile il collegamento tra il suo tipo speciale di cecità e vista prenatale. Perciò, un ragazzo che in un momento di fantasia incantata vede ed elabora le gesta di questi suoi eroi, che evocano in lui dei ricordi profondi ed inconsci, sente che in un qualche modo tutto ciò egli lo ha già vissuto e facilmente se ne immedesima. Il costume dell’Uomo Ragno.

Faccio anche una piccola digressione dagli aspetti più interessanti di questo tema. Il costume dell’Uomo Ragno è rosso e blu, con delle venature di nero per richiamare il disegno della ragnatela. Forse ciò non è casuale, visto che sono gli stessi colori generalmente utilizzati per schematizzare la circolazione sanguigna, rosso per le vene e blu per le arterie. Inoltre il disegno della ragnatela sul costume potrebbe anche evocare il reticolo dei vasi sanguigni. La percezione della circolazione sanguigna è presumibile che sia molto più intensa nell’esperienza di un feto che non in quella di un adulto, dotato, tra l’altro, oltre che di una pelle più spessa, anche di una sensibilità molto più attutita. Chi ha disegnato e scelto i colori di Spyderman? La mente o l’inconscio del disegnatore?

Il costume calzamaglia e la relazione col sacco amniotico. Se dovessimo proseguire sull’onda delle considerazioni sopra esposte, il passo successivo potrebbe essere quello di ipotizzare una spiegazione nuova sul fatto che molti super eroi indossino una calzamaglia e, quando questa è indossata, solo allora manifestino i propri super poteri. E’ possibile che un bambino, ogni volta che vede il suo personaggio preferito calarsi nella calzamaglia, che lo rende irriconoscibile alla gente comune, e da quel momento inizia a manifestare i suoi super poteri, rievochi la memoria corporea di quando anche lui, avvolto nel manto del sacco amniotico, irriconoscibile agli occhi della gente comune, era dotato di super poteri simili a quelli dell’Uomo Ragno?

Spesso i super eroi entrano in contatto con dei “colleghi” anch’essi in calzamaglia. E’ forse un modo per rievocare e farci rivivere delle fasi della vita prenatale nelle quali alcuni di noi sono stati in contatto con un fratellino o una sorellina che, interagendo con noi nell’utero di nostra madre, erano anch’essi ammantati di una calzamaglia-sacco amniotico?

Le capacità insospettabili del feto-Uomo Ragno. A questo punto prende sempre più corpo una riflessione affascinante e, per certi versi, sconvolgente. Sappiamo che l’Uomo Ragno, come molti altri super eroi, ha un’identità sconosciuta. Nessuno sa chi è. Nessuno sa che il suo vero volto è quello di uno studente come tanti, con problemi economici e di relazione, nessuno sa che quello è il volto di un grande eroe. Egli, rifuggendo la gloria, da il meglio di sé una volta calzato il costume, operando e prodigandosi senza sosta per il bene della collettività nella quale vive. Quest’ultimo aspetto ci pone di fronte a un’ipotesi ed anche a un grande interrogativo. Il feto, che la gente comune considera un essere inerme, incapace di provvedere al proprio sostentamento, esclusivamente in grado di ricevere il nostro amore salvifico senza essere a sua volta capace di relazionarsi a noi, che viviamo senza calzamaglia all’esterno del pancione, se quel feto così incapace fosse invece un grande essere che, ammantato del proprio sacco amniotico, emana egli stesso amore?

Se fosse dotato di capacità relazionali insospettabili, potrebbe rivelarsi un catalizzatore dei moti più elevanti dell’animo umano che poi, per vie misteriose ritorneranno a noi non riconosciuti nella loro provenienza? Oggi sappiamo che egli, celato nel suo sacco, opera miracoli sulla biochimica della madre, sulla sua produzione ormonale e su un’infinità di altri aspetti anche psichici. E’ possibile che il personaggio dell’Uomo Ragno sia una via, suggeritaci dall’inconscio, per ridare dignità e spessore a delle esperienze realmente vissute e che la scienza non ha ancora trovato tutte le parole adatte per esprimerle. Personaggi come l’Uomo Ragno sono il linguaggio che il nostro inconscio utilizza per celebrare quelle emozioni provate durante la vita uterina quando, immersi nell’oscurità, noi partecipavamo alla vita dei nostri cari e incanalavamo fontane d’amore verso nostra madre e arcobaleni di luce verso nostro padre.

Ultime considerazioni aggiuntive. Forse quanto detto finora sarà servito a far riflettere qualcuno, oppure, per qualcun altro, sarà stato solo un volo della fantasia. A volte, ci sono dei bambini che soffrono di gravi handicap a livello della comunicazione, bambini per i quali psicologi e psicoterapeuti non sanno bene cosa fare per dare loro un aiuto concreto. Se però questi bambini manifesteranno una grande passione per personaggi come l’Uomo Ragno, forse, alla luce di quanto detto sopra, ci sarà una possibilità in più per capirli e facilitarli nella comunicazione di ciò che ci vogliono veramente dire.

Edi Migliorini

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